Pescara, morte del trentenne colpito con il taser. Ci sono tre indagati - la Repubblica


Pescara, morte del trentenne colpito con il taser. Ci sono tre indagati - la Repubblica

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Si tratta di un meccanico 61enne, del fratello di 55 e del genero di uno dei due, con i quali Riccardo Zappone ha avuto una lite poco prima dell’intervento della polizia. Ragazzo fragile,


con disturbi psicotici, la vittima aveva già subito diversi tso


Un soggetto fragile e noto a tutti, forze dell’ordine incluse, per gli episodi psicotici che già in passato avevano reso obbligatorio ricoverarlo in tso, il trattamento sanitario


obbligatorio. Un ragazzo spesso alterato dalle sostanze che prendeva, magari difficile da capire, ma mai pericoloso, se non per se stesso. Chi conosceva Riccardo Zappone, il ragazzo di


trent’anni stroncato ieri da un infarto dopo essere stato colpito con un taser durante un intervento di polizia, oggi non si dà pace. E mentre la procura iscrive sul registro i primi tre


indagati, un meccanico 61enne, un 55enne e un 37enne, entrambi di Pescara, cerca di incastrare i pezzi per ricostruire il suo ultimo giorno.


Non era un marginale. La famiglia – il padre è il noto maestro di musica Andrea Zappone – tentava nella misura del possibile di stargli dietro, di evitare che avesse in tasca troppo denaro,


in modo da evitare che continuasse a comprare le droghe che lo stavano distruggendo. Da tempo era seguito al centro di salute mentale di Chieti, fra alti e bassi – stando a quanto filtra –


stava affrontando un percorso.


Al momento non si sa perché quella mattina fosse andato a Pescara. Ai familiari aveva detto di avere un appuntamento con un meccanico. Qualche ora dopo, alcuni passanti li hanno visti


litigare in strada e hanno avvertito la polizia. Non erano soli, c’erano più persone. “Dalle prime indagini – si legge in uno dei primi atti della procura notificati – deve ritenersi che


Zappone sia stato percosso violentemente con un bastone da più persone riunite fino a riportare lesioni sanguinanti”.


Quando la volante arriva, i più si dileguano. Rimangono solo il trentenne, ferito, e un sessantunenne, Angelo De Luca, oggi indagato per lesioni volontarie, insieme al fratello Paolo e al


genero di uno dei due Daniele Giorgini, identificato grazie alle telecamere di videosorveglianza.


Secondo le prime ricostruzioni, ancora tutte da confermare, i poliziotti avrebbero tentato di fermare entrambi, ma Zappone avrebbe avuto uno degli episodi psicotici che lo avevano reso noto


a Pescara come a Chieti, i due centri attorno a cui gravitava. In quel momento, gli agenti avrebbero usato il taser per poi portarlo, stordito ma cosciente, in questura per identificazione e


denuncia.


Nessuno però ha allertato i sanitari. Sebbene fosse un soggetto fragile, con tanto di pensione di invalidità, la reazione del trentenne è stata bollata come “resistenza a pubblico ufficiale”


e lui chiuso in una camera di sicurezza. Lì ha iniziato a stare male, ma né l’intervento del 118, né le manovre dei rianimatori in ospedale sono riusciti a salvargli la vita. Cosa sia


successo, con quanta tempestività siano stati chiamati i soccorsi è uno dei punti che l’inchiesta dovrà chiarire.


Nel frattempo si indaga sulla lite che ha preceduto l’arresto di Zappone. Al meccanico è stato sequestrato il telefono “suscettibile, nella messaggistica e per le modalità di svolgimento dei


fatti, si contenere informazioni sulla responsabilità dei concorrenti”. Traduzione, si cercano le altre persone che avrebbero partecipato al pestaggio che ha preceduto l’intervento della


polizia.


Se abbia avuto un ruolo nella morte di Zappone, o se lo abbia avuto la scarica di pistola elettrica che il ragazzo ha ricevuto subito dopo, o ancora se nessuno dei due episodi possa essere


individuato come causa della morte “essendo stata ritenuta presumibile – si legge nelle carte – l’intossicazione per cocaina”, dovrà stabilirlo l’autopsia. Nel pomeriggio sarà conferito


l’incarico ai periti, subito dopo si procederà con l’esame, mentre le indagini della Squadra Mobile continuano.


Sul caso è intervenuto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “È una tragedia che ci addolora. Esprimo il cordoglio nei confronti dei familiari e della persona. Andranno sviluppati


tutti gli accertamenti perché è interesse anche nostro capire se ci sia una correlazione con l'uso del taser qualche minuto prima”, ha detto a Skytg24, specificando però “che il taser è


l'alternativa all'uso di strumenti molto più offensivi come l'arma da fuoco e spesso si rende necessario per i comportamenti che hanno le persone. In questo caso la persona si stava


sottraendo alle forze di polizia e stava dando in escandescenza con atteggiamenti pericolosi per sè stesso, per gli operatori e per la gente che era presente sul posto"