Nuovo stop agli aiuti nella striscia. Raid idf sul libano, ira di teheran
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GERUSALEMME – Per la seconda volta in due giorni, i centri di distribuzione della controversa Gaza Humanitarian Foundation non forniscono cibo ai due milioni di gazawi. «Questa interruzione
dipende dall’eccessivo affollamento», fa sapere la fondazione americana, dopo che per qualche ora ieri i due siti di RAFAH avevano ripreso a funzionare consegnando 8.160 scatoloni. Dopo 110
morti (dato delle autorità palestinesi) lungo le vie di accesso e diversi stop, diventa sempre più evidente che il sistema militarizzato ideato da Israele e messo in pratica dai contractor
statunitensi non è in grado di sostituirsi al meccanismo precedente, gestito dalle agenzie dell’Onu e con 400 punti di distribuzione. «L’accesso sarà permesso dalle 6 di mattina alle 6 di
sera», avverte l’esercito israeliano. «Fuori da questo orario, i centri sono zone militari ed è vietato avvicinarsi». Una settimana che si sta chiudendo con un bilancio di vittime tra i
soldati insolitamente alto: 8 morti di cui 4 uccisi ieri a KHAN YOUNIS nel crollo di un edificio provocato da ordigni piazzati dai miliziani di Hamas. L’Idf ha ordinato l’evacuazione di
alcuni quartieri settentrionali di Gaza City. Il governo dello Stato ebraico emetterà a luglio 50 mila ordini di coscrizione per altrettanti studenti delle _yeshiva_, le scuole degli
ortodossi. Questione che sta facendo traballare il governo israeliano, perché i partiti degli _haredi_ hanno minacciato di ritirare la fiducia. «Su consiglio dei nostri ufficiali della
sicurezza, abbiamo attivato dei clan a Gaza che si oppongono ad Hamas. Che c’è di sbagliato?», ha detto NETANYAHU, confermando, dunque, l’Idf ha armato la milizia di YASSER ABU SHABAB, il 32
enne beduino accusato, tra le altre cose, di assaltare i tir degli aiuti. Israele riaccende anche il fronte nord. I raid di giovedì notte, vigilia della festa musulmana di Eid al Adha, su
«strutture sotterranee di Hezbollah per la produzione di droni», oltre a mettere a rischio la tenuta della tregua, alza la tensione con Teheran. L’Iran li ha definiti «un palese atto di
aggressione contro l’integrità territoriale e la sovranità del Libano». Condanne sono arrivate dalle autorità libanesi: il presidente JOSEPH AOUN parla di «flagrante violazione» dell’accordo
di novembre, mentre l’esercito minaccia di sospendere la cooperazione con il comitato internazionale di monitoraggio, composto da Onu, Usa e Francia, accusando l’Idf di avergli impedito di
ispezionare il sito sospetto. Netanyahu ha assicurato alla Casa Bianca che non attaccherà gli impianti nucleari iraniani finché proseguiranno i negoziati tra Washington e Teheran, secondo
quanto scrive il sito _Axios_. Nelle ultime settimane Trump aveva infatti messo in guardia dal lanciare un attacco all’Iran a colloqui ancora in corso, pur affermando che «potrebbe cambiare
idea» se dovesse capire che la trattativa non porterà da nessuna parte. Il presidente americano torna poi a sfidare la giustizia internazionale annunciando nuove sanzioni contro quattro
giudici della Corte penale dell’Aia rei, ai suoi occhi, di aver indagato sui presunti crimini di guerra americani commessi in Afghanistan e di aver autorizzando il mandato d’arresto per
Netanyahu.